
Una vicenda che al netto di quelle che ne saranno le conclusioni obbliga a riflettere. Non solo perché conferma, gelando le speranze di molti, che sull’immigrazione non basta l’uscita di scena Trump per calmare le acque. Ma soprattutto di quanto errato sia leggere il braccio di ferro sull’immigrazione tra politica e magistratura con l’ottica di quello che in gergo viene definito “il doppio pesismo”. Se i togati bloccano Trump va bene, ma se gli stessi bloccano i democratici no.
Una logica non solo sbagliata ma pericolosamente perversa che non a caso ha spinto molti a collegare perfidamente la sentenza del giudice texano alla nomina a suo tempo voluta da Trump. Replicando così, a parte invertite, gli stessi velenosi sospetti lanciati a ripetizione dai tweet del magnate newyorkese contro gli invadenti togati rossi nominati da Obama. Un circolo vizioso che danneggia oltre misura il governo dell’immigrazione. Che oggi come non mai richiede, per essere esercitato anziché perennemente revocato, una nuova definizione dei ruoli e dei compiti della politica da un lato e della magistratura dall’altro.