Le decisioni prese dai Ministri degli interni nel Vertice dello scorso 3 giugno sui minori stranieri non accompagnati segnano una grande novità ed una vera propria svolta in uno dei più problematici, e sottovalutati, capitoli dell’immigrazione contemporanea. Dopo anni di colpevole indifferenza delle istituzioni europee è stato infatti stabilito che esso non può più essere affidato all’esclusiva competenza dei singoli governi né gestito, caso per caso, sulla base della sensibilità delle singole amministrazioni nazionali. Le uniche, fin’ora, abilitate a decidere sulle iniziative e gli strumenti di intervento più adatti in questa materia. Chi si occupa di immigrazione sa quanto il tema dei minori non accompagnati sia rilevante in termini etici e sociali. Essi rappresentano una categoria di migranti particolarmente vulnerabile. In maggioranza maschi, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, che al termine di viaggi lunghi ed assai pericolosi, riescono ad entrare illegalmente nei paesi del Vecchio Continente. Vengono chiamati non accompagnati proprio perché arrivano senza genitori o altre figure adulte di riferimento. Giunti in Europa, quando non intercettati dalle forze di polizia o dai servizi sociali, vivono in condizioni di grande marginalità sociale ed esposti al rischio di finire coinvolti in attività criminose o nel giro della prostituzione.
Il pacchetto di misure varate ha come primo e fondamentale scopo quello di richiamare gli Stati ad onorare l’impegno n.1 loro imposto nelle Convenzioni internazionali sull’obbligo di tutelare sempre il supremo interesse del minore, in ogni decisione che lo riguardi, garantendogli il diritto ad una speciale tutela. Obiettivi niente affatto semplici da raggiungere e che richiedono una forte capacità di coordinamento in diversi settori d’attività: lotta all’immigrazione clandestina; innovazione delle politiche di accoglienza; riorganizzazione delle strategie nel settore della cooperazione con i paesi terzi; sottoscrizione di protocolli e di intese con le autorità dei paesi di provenienza per consentirne, con le dovute tutele e garanzie, il rimpatrio.
Come dimostra l’esperienza italiana, che data ormai a più di quindici anni, e che ha visto susseguirsi ondate di arrivi di minori prima dall’Albania e poi, in sequenza, dal Marocco, dalla Romania, dall’Egitto e, negli ultimi tempi, dall’Afganistan. Soprattutto per quanto riguarda i rimpatri non solo difficili da realizzare ma, in genere, avversati da associazioni ed operatori che li ritengono contrari al miglior interesse dei minori in quanto nei paesi di provenienza non è possibile garantire loro la tutela e la protezione necessarie. Per sapere chi sono e perché ci sono i minori stranieri non accompagnati West pubblicherà un’apposita inchiesta che, a partire dalla prossima settimana, farà il punto della questione in Italia ed in Europa.